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Chi dice donna......

Pubblicato Sabato, 24 Gennaio 2015 09:44 Visite: 1987

Categoria: Storia e dintorni: la storia vista con gli occhi di chi l'ha fatta, vissuta, raffigurata.

Piazza Navona era in origine il famoso stadio di Domiziano (parliamo dell’86 d.C.) dove l’imperatore amava far svolgere i giochi olimpici greci, attività che, a dirla tutta, i romani non amavano particolarmente. Questi giochi si chiamavano “agones” e di qui il toponimo della Piazza “in agone”, “innagon”, “navone” e infine “Navona” come noi chiamiamo uno dei luoghi più amati di Roma. E’ chiaro che la storia di Piazza Navona è lunghissima, ma oggi volevo parlarvi della fase che iniziò intorno al 1630 e che le donò l’attuale aspetto che tutti conosciamo. In quell’anno il cardinale Giovanni Battista Pamphili, divenuto papa nel 1644 con il nome di Innocenzo X, volle erigere il Palazzo Pamphili ( che dal 1961 è sede dell’ambasciata del Brasile). In questo mirabile Palazzo abitò uno dei personaggi più famosi di Roma, Donna Olimpia Maidalchini Pamphilj, soprannominata nelle “pasquinate” la “Pimpaccia di Piazza Navona”. La Pimpa altri non era che un personaggio della commedia seicentesca, una donna furba, senza scrupoli, prepotente e arrogante: bisogna dedurne che i romani non nutrivano particolare simpatia per questa nobildonna.
Ma facciamo un passo indietro……. Donna Olimpia Maidalchini nacque a Viterbo nel 1591, figlia di un appaltatore viterbese. Destinata a prendere i voti con la sorella per lasciare l’eredità intatta per il fratello, lei non ne voleva sapere assolutamente di finire in un convento e accusò il suo tutore spirituale di tentata seduzione, lo fece scomunicare (tranquilli, anni dopo si pentì e lo fece nominare vescovo!!) e andò a sposare un facoltoso signore che la lasciò vedova dopo tre anni. Ricca e libera, venne a Roma e si unì in matrimonio a Pamphilio Pamphili, nobile impoverito di 27 anni più vecchio di lei: i soldi non erano un problema al momento, le serviva il potere. Ebbene non solo entrò a testa alta nell’ambiente della Roma che contava, ma grazie al suo denaro riuscì a indirizzare l’elezione del cognato, Giambattista Pamphili, a pontefice: Innocenzo X Pamphili.
I maligni sostenevano che lei trascorresse più tempo con il cognato che con il marito ma gli storici moderni tendono a considerare come falsa questa informazione e poi, comunque, anche il buon Pamphilio passò presto a miglior vita.
Donna Olimpia Maidalchini a questo punto ebbe una vita impegnata ma anche molto criticata: aiutava le giovani fanciulle in difficoltà, ma i maligni sostenevano che avesse messo su un bordello; coordinava l’assistenza ai pellegrini per il Giubileo del 1650, e i suoi detrattori la accusavano di farlo solo a scopo di lucro. Ma il bello venne quando sostenne Bernini nell’assegnazione della realizzazione della Fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona: i bene informati giurarono che l’artista (rimasto ormai senza il suo più grande sostenitore, papa Urbano VIII, e quindi senza quasi più lavoro) per vincere l’appalto le portò il progetto della fontana, ma in argento massiccio, un piccolo cadeaux insomma!
Ma Donna Olimpia aveva un figlio, Camillo, il quale doveva diventare cardinale…doveva! Ma poi conobbe Olimpia, una donna di cui si innamorò. Il pontefice Innocenzo X ebbe talmente paura delle guerre che potevano scatenarsi fra nuora e suocera da trasferire i novelli sposi a Frascati: a distanza di sicurezza insomma. Dopo qualche anno i due tornarono perché il papa penso che, dopotutto, era meglio se Donna Olimpia Maidalchini se la predeva con l’altra Olimpia invece che con lui!!
Il 7 gennaio 1655 Innocenzo X trovò pace dalla cognata, cioè morì. E i maligni sostengono che
“Ella trasse di sotto il letto papale due casse piene d'oro, se le portò via, e a quanti le chiedevano di partecipare alle spese del funerale del papa rispondeva: "Che cosa può fare una povera vedova?”

Lei si ritirò da Roma e veramente non fece neppure la tomba al cognato: dopo anni suo figlio Camillo fece erigere allo zio un monumento funebre nella chiesa di Sant’Agnese in Agone.
Donna Olimpia morì a San Martino al Cimino nel 1657 lasciando in eredità 2 milioni di scudi.
Narra la leggenda che la notte fra il 6 e il 7 gennaio un carro infuocato percorre a tutta velocità Piazza Navona con la Pimpaccia alla guida che terrorizza chi ha la sventura di incontrarla. Pensate che fino al 1914 vi era una via vicino Villa Pamphili che si chiamava Via Tiradiavoli perché si diceva che lì i diavoli avessero aperto una voragine in cui Donna Olimpia dopo aver percorso Piazza Navona col carro infuocato veniva gettata per tornare all’inferno.
Le pasquinate su di lei erano molto frequenti ei romani non scherzavano quando si trattava di criticare un personaggio in vista. Ecco come veniva ricordata
"Chi dice donna, dice danno - chi dice femmina, dice malanno - chi dice Olimpia Maidalchina, dice donna, danno e rovina"