Le conseguenze della schiavitù negli equilibri della famiglia romana.

Pubblicato Mercoledì, 27 Febbraio 2019 11:26 Visite: 1035

Categoria: Storia e dintorni: la storia vista con gli occhi di chi l'ha fatta, vissuta, raffigurata.

Studiando il fenomeno della schiavitù nell'antica Roma, lo si può affrontare sotto tanti punti di vista: che sia strettamente storico, antropologico o culturale, la schiavitù era un dato di fatto che, nel momento in cui viene sviscerato, va, prima di tutto, contestualizzato. E così cercherò di fare...

 

Siamo a Roma. E' il 61 d.C. e succede un fatto che monopolizza le cronache di quel momento: il prefetto Pedanio Secondo è stato ucciso da un suo schiavo. Non è chiaro il movente: forse non è stato rispettato il prezzo pattuito fra i due per la libertà dello schiavo? Padrone e servitore avevano lo stesso interesse per un altro domestico? Non lo sappiamo di preciso, nè lo sapremo mai. Possiamo, però, attenerci ai fatti. Per legge, in caso di omicidio del padrone, potevano essere uccisi tutti gli schiavi della casa. Il problema è che Pedanio ne ha ben 400! Il popolo, diciamo la plebe, chiedeva che in questo caso il Senato non applicasse la stessa pena. Nonostante il clamore provocato da questo fatto di cronaca, il Senato deliberò comunque che fosse perpetrata questa incredibile mattanza. Come diremmo oggi, motivazione della sentenza: i domestici erano al corrente o, comunque, avrebbero potuto evitare l'omicidio. Impossibile che non abbiano visto nulla o non avessero sentore di ciò che sarebbe accaduto. Questo terribile fatto di cronaca ci consente di sviluppare un ragionamento. Partiamo da un dato: 400 schiavi! Sono veramente tanti. Non tutti potevano permettersi tutto questo personale! Dovete considerare che noi abbiamo i racconti degli storici che ci riportano esclusivamente ciò che accadeva nel ceto medio alto e non ci riporta neanche il punto di vista delle donne. Questi scrittori erano molto preoccupati per la decadenza dei costumi, per una moralità non più solida come quella dei loro antenati e molta responsabilità la imputavano proprio alla presenza di schiavi in famiglia! Innanzitutto i figli non vennero più cresciuti da genitori, ma dagli schiavi. Le madri non trascorrevano più il tempo a nutrirli e accudirli,i padri non si occupavano più di portarli in pubblico insegnando loro il savoir faire e presentandogli le persone giuste. Con tutta questa gente in casa, i padroni avevano inoltre molte "distrazioni" alle quali non era semplice resistere: considerate che gli schiavi giovani a un certo punto vennero tassati come bene di lusso, potendo essere "utilizzati" (vi prego di passarmi termini molto pratici, ma che rendono l'idea precisa del comune sentire) per duplice scopo. In una situazione del genere è ovvio che anche i rapporti fra marito e moglie ne risentissero: i divorzi aumentarono e, con essi, un generale disgregamento dell'unione familiare. 

La schiavitù esisteva da millenni e nessuno si scandalizzava del fatto che un uomo potesse essere trattato come essere inferiore. Uno scrittore latino ci diceva che vi sono tre tipi di utensili: quelli che non si muovono e non parlano; quelli che si muovono e non parlano (gli animali); quelli che si muovono e parlano (gli schiavi). Utensili: questo il modo di considerare questi esseri umani che potevano essere fatti schiavi anche per motivi futili. L'epoca che abbiamo preso in considerazione in questa sede, però, è il I sec. d.C., questo significa che il cristianesimo aveva già modificato il modo di considerare molti aspetti della vita, compreso il rapporto con gli schiavi. Seneca, che visse in quest'epoca, pur non essendo cristiano detestava i giochi gladiatori e mal giudicava il fatto che nelle case dei suoi concittadini potessero avvenire abusi di ogni genere, rimanendo impuniti. Invitava, anzi, a mangiare insieme allo schiavo perchè anch'egli è un uomo! Pensiero assolutamente rivoluzionario per l'epoca. Vi riporto un passo di Seneca, molto forte nei contenuti, molto efficace nel significato. A un certo punto dell'elenco delle mansioni infelici cui devono attendere i servitori ci racconta:

Un altro, addetto al vino, vestito da donna, lotta con l'età: non può uscire dalla fanciullezza, vi è trattenuto e, pur essendo ormai abile al servizio militare, glabro, con i peli rasati o estirpati alla radice, veglia tutta la notte, dividendola tra l'ubriachezza e la libidine del padrone, e fa da uomo in camera da letto e da servo durante il pranzo.

 L'argomento schiavitù è lungo e complesso. Qui non è certamente esaurito ma presto verrà ripreso, analizzandolo sotto un altro punto di vista.