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Vespasiano e il suo profilo fiammingo!

Pubblicato Giovedì, 04 Maggio 2017 08:49 Visite: 1896

Categoria: Storia e dintorni: la storia vista con gli occhi di chi l'ha fatta, vissuta, raffigurata.

Classificando classificando, mi è capitato di fare una curiosa riflessione….seguitemi…

“Usurai” Quentin Metsys (1520-1525), Galleria Doria Pamphili.

Di questo quadro abbiamo già parlato in un post datato il 23 aprile 2013 e non avevo un motivo preciso per riproporlo finché non mi sono trovata faccia a faccia con Tito Flavio Vespasiano in un sesterzio che ne riportava le fattezze del volto. Non era avvenente Vespasiano, non era neanche particolarmente simpatico alla storiografia, né al popolo, né al figlio Tito che gli rimproverava l’eccessiva austerità nel gestire le casse statali. L’imperatore in carica, cresciuto da un padre esattore delle tasse della provincia di Rieti, allevato in campagna dalla nonna che ci teneva a far quadrare i conti, aveva un carattere severo e rigoroso. D’altra parte il capostipite della dinastia Flavia si trovò davanti le casse disastrate dalle spese dissennate di Nerone, dalla guerra di Giudea, dall’anno dei quattro imperatori e da tante altre scelte non oculate. Svetonio afferma che appena eletto l’imperatore sostenne in modo lapidario “Perché la Res publica possa sopravvivere sono necessari quaranta milioni di sesterzi (Svetonio, Vita di Vespasiano, 16).

 

Vespasiano fu il primo a fare sacrifici, a chiederli ai suoi figli (futuri imperatori, Tito e Domiziano) e fu attento non solo a non dilapidare il denaro delle tasse, ma rimosse quei funzionari indegni, corrotti o incapaci e stabilì che imperatori si poteva diventare per legittimazione giuridica, non per poteri divini. Insomma, tutto sommato fu un buon imperatore ma la cosa bizzarra è che nominandolo viene in mente (quantomeno ai romani che abbiano almeno 40 anni) un…come dire… un orinatoio! Il maleodorante accostamento è dovuto ad una tassa imposta proprio sui bagni pubblici da parte dell’avveduto imperatore: Svetonio ci dice che “Vespasiano natura cupidum esse tradunt” narrano che Vespasiano fosse per natura tirchio! Anche il figlio Tito lo rimproverava per questa tassa e il suo laureato padre per tagliar corto gli rispose “Pecunia non olet!” proprio per ribadire che bisognava pensare a rimpinguare le casse senza fare troppo gli schizzinosi!

Per completare l’informazione va detto che la tassa non era sulla minzione, ma veniva applicata ai fullones, coloro che prendevano l’urina che gli serviva per lavorare nelle fulloniche: in pratica i tintori che usavano tale maleodorante liquido per insaponare le vesti! (ne abbiamo parlato in un altro articolo)

Comunque sia andata, Vespasiano non ce lo immaginiamo a dar banchetti e offrire cibo gratuito agli amici, piuttosto lo pensiamo a fare i conti come suo padre perciò, tornando al suo profilo, guardatelo e non mi dite che solo a me è venuto spontaneo paragonarlo a quello di questi usurai, il naso, la fronte, le labbra, l’espressione rapita e alterata da un unico pensiero: quello di accumulare denaro!

Spero che il buon imperatore mi perdonerà se anche io sono caduta nella tentazione di considerarlo un taccagno, ma voglio lasciarvi con una immagine di lui che gli rende giustizia.

Vespasiano morì settantenne per una malattia aggravata da un’indigestione e pare che il colpo fatale  glielo inflisse una bevuta di acqua gelata. Comunque il rigoroso imperatore continuò a lavorare anche sul letto di morte, ricevendo i diplomatici che avevano bisogno di conferire con lui per il bene dell’impero. Colto dall’ennesimo attacco di dissenteria che lo portò alla morte (lo so che torniamo al bagno, ma io riporto ciò che narrano i suoi contemporanei) si alzò dal letto e dichiarò “Imperatorem stantem mori oportet” E’ opportuno che un imperatore muoia in piedi! E a noi piace salutarlo così, immaginandolo mentre confessa ad un confidente “Vae, puto deus fio” Temo che mi stia trasformando in un Dio.